Il Mestiere del game design: skill determinanti

Quali skill a tuo avviso fanno la differenza su strada?

ANDREA ANGIOLINO: Sono utili competenze matematiche e statistiche, senza dubbio, e una mentalità logica e rigorosa. Questo anche se si sviluppano giochi meno matematici e meno rigorosi, ma è sempre bene saper prevedere le probabilità di un concatenarsi di eventi o saper costruire un sistema di punteggi a prova di bomba. Per il resto dipende molto dal genere di giochi che si intende sviluppare.

ANDREA CHIARVESIO: L’umiltà, la perseveranza, la pazienza, la convinzione.

DANIELE TASCINI: Secondo me oltre ad una mente creativa, condizione necessaria a qualunque attività dove si inventi qualcosa, occorre una predisposizione mentale all’analisi e al problem solving. Come dicevo prima non bastano le idee per fare un gioco. Una buona idea è un buon punto di partenza, ma non siamo neanche al 30% di un buon gioco. Occorre capire se l’idea ha un buon potenziale di sviluppo, se è adatta al target che ci si prefigge; non sono frasi fatte, qui il discorso è lungo e sottile allo stesso tempo e il ‘mestiere’ e l’esperienza aiutano molto.

A seconda del tipo di gioco che si sviluppa si ha più margine di manovra o meno, e capire presto cosa si ha per le mani può far risparmiare molto tempo – ad esempio decidendo di stravolgere subito un’idea e buttarla quando si capisce che per farla funzionare si uscirebbe da un target da “gioco semplice”. Oppure, capendo che l’idea è buona ma per renderla al meglio bisognerebbe complicarla elevando il target del gioco.

La capacita di analisi e di problem solving unita alla teoria del game design e a una gran dose di pazienza è fondamentale per affrontare la miriade di momenti in cui lo sviluppo di un gioco si bloccherà perché una certa cosa non funziona, oppure è troppo cervellotica, oppure non è percepita come divertente, oppure crea troppo downtime, oppure a lungo andare è percepita cime ripetitiva, etc. etc…

La soluzione c’è ma non sempre è evidente o facile da trovare.. o a volte (poche, perché sono un ottimista) proprio non c’è. E allora devi ricominciare da capo.

SIMONE LUCIANI: La creatività, la capacità di avere un idea “fuori dalle righe” è assolutamente importante. Ma anche la capacità di analisi e soluzione degli errori è fondamentale, soprattutto se lavori a giochi complessi. Diciamo che bisognerebbe fondere un artista con un matematico!

ERIK BURIGO: Se con “produttiva” intendi “vendere”, allora occorre conoscere il mercato. Bisogna sapere quali tipi di giocatori ci sono là fuori e in che proporzione. Bisogna conoscere le linee editoriali dei vari editori e loro distributori. Bisogna capire il trend. Bisogna farsi conoscere andando alle fiere.

Tutto questo sotto l’ovvia ipotesi che i propri giochi siano almeno di buona qualità.

GABRIELE MARI: Se parliamo di carriera mi viene da pensare alla versatilità: un autore in grado di proporre una serie di titoli molto diversi l’uno dall’altro è in grado di rivolgersi a tipi di pubblico diverso e questo può fare la differenza sul medio e lungo termine.

STEFANO CASTELLI: Pazienza e costanza, forse ancor prima di creatività e fantasia.

WALTER OBERT: Credo che il principale stimolo sia la voglia di rinnovarsi e di migliorarsi ad ogni progetto, unita ad una salda ambizione personale. Purtroppo è difficile far uscire N giochi all’anno e mantenere uno standard di qualità elevato; spesso subentra il “mestiere” inteso non come somma di esperienza ma come somma di trucchi per finire in fretta progetti senza anima. Fortunatamente non è il mio caso: posso fare le cose che mi piacciono, mi divertono e mi danno soddisfazione.

 

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